
Sentiamo molto spesso parlare della figura del “tutor per l’apprendimento” e di percorsi di tutoring, ma cosa significa?
quali sono le differenze tra questa figura e l’aiuto compiti tradizionale, o le ripetizioni o l’insegnamento?
Facciamo chiarezza!
Capita di frequente che gli studenti “vadano male” a scuola o abbiano delle carenze. È molto importante differenziare un caso dall’altro per scegliere il supporto più adeguato che può essere fornito alla famiglia.
Questa figura professionale è definita anche dalla legge italiana, prima dalla legge Moratti che per la prima volta descrive questa professione come “una figura con funzione di supporto, di tutorato, di coordinamento dell’attività educativa, didattica …”, e successivamente nel Decreto Legge n.59/2004 dove il tutor si presenta come figura di riferimento per alunni e genitori.
Il tutor ha la funzione di facilitare l’apprendimento e di sostenere studenti di qualsiasi età promuovendo un atteggiamento più efficace rispetto all’apprendimento. Il tutor può lavorare sia in percorsi individuali che di gruppo e in ogni caso svolge la sua funzione tenendo conto delle difficoltà, ma anche delle specifiche qualità dello studente.
Ma qual è il ruolo che svolge, quali sono le sue funzioni? che competenze ha?
In dettaglio quali sono le diverse tipologie di aiuto:
1) RIPETIZIONI-AIUTO COMPITI
Le ripetizioni ripropongono i contenuti affrontati a scuola, con modalità diversa i concetti e le informazioni che sono state spiegate a scuola e che per qualche ragione lo studente non è riuscito a capire o ad imparare. Può essere che ci sia bisogno di recuperare informazioni che non sono state studiate e si sono accumulate o più semplicemente di rispiegare quelle informazioni in una modalità diversa. Con le ripetizioni vengono colmate lacune che possono essere persistenti (es. lo studente è sempre andato male in matematica) oppure transitorie (es. devo recuperare il 4 della verifica).
2) TUTOR DELL’APPRENDIMENTO (o doposcuola qualificato per DSA)
chi è il tutor dell’apprendimento? È una figura di supporto che interviene in tutti quei casi in cui le difficoltà siano dovute a mancanza di strategie, organizzazione e metodo di studio; egli lavora sul materiale scolastico con un’attenzione particolare per i tempi di lavoro, gli spazi e i metodi. Molti tutor sono anche psicologi, ma possono anche essere laureati in varie discipline se hanno svolto corsi ad hoc per l’acquisizione di nozioni base sui meccanismi di apprendimento e la gestione di DSA o ADHD; il tutor ha conoscenze di base circa le difficoltà di apprendimento e utilizza un approccio professionale. Egli deve condividere gli obiettivi di lavoro con il clinico e con i genitori. figura formata che utilizza un approccio volto all’aumento dell’autonomia di lavoro.
lavorano con:
– difficoltà di apprendimento e DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento);
– lievi deficit cognitivi;
– difficoltà di comprensione del testo e di Metodo di Studio;
– ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività)
– difficoltà di pianificazione e organizzazione;
– scarsa conoscenza delle strategie di studio e “lentezza”;
– problemi ad automatizzare le procedure (Tabelline, Verbi, Analisi logica ecc.);
– scarsa motivazione nei confronti del percorso scolastico.
Il tutor si focalizza sulla persona. Per lui è importante arrivare a capire quali siano le difficoltà, le risorse e le abilità del bambino e ragazzo che ha di fronte. Infine è importante conoscere le caratteristiche dell’ambiente in cui il ragazzo vive.
Il vero obiettivo del tutor è quello di rendere il ragazzo più consapevole di sé e dei processi che mette in atto nell’apprendimento, siano essi cognitivi o emotivi/motivazionali.
Questo non significa che il tutor non si preoccupa del contenuto da apprendere, ma che lavora sul contenuto solo in funzione dell’obiettivo più ampio di facilitare e rendere autonoma e consapevole la persona.
Proprio per questa finalità, il tutor ha bisogno di mantenere uno scambio aperto e costruttivo con la famiglia e gli insegnanti, nell’ottica di promuovere un ambiente positivo e di benessere nei contesti che il ragazzo vive tutti i giorni, e di monitorare l’andamento del percorso.
Il tutor dell’apprendimento mira a creare una relazione di fiducia e scambio, acquisendo autorevolezza e non autorità. Ha bisogno di stabilire una sorta di contratto con il ragazzo attraverso il quale condividere gli obiettivi e le regole del contesto in cui si lavora.
Prima di iniziare un percorso di tutoring è importante essere chiari e sfatare aspettative che esulano dal compito e dalle possibilità di un tutor dell’apprendimento.
Il tutor lavora con le persone e le persone non sono robot. Cercare la soluzione a un problema o una difficoltà nello studio non è come sostituire un pezzo di un’automobile e non si possono dare scadenze precise ad un percorso.
Il tutor non ha la bacchetta magica come un mago, ma cerca di trovare la modalità migliore e specifica per sostenere il ragazzo, deve possedere diverse competenze e conoscenze, ma i suoi strumenti non sono incantesimi e vanno ripensati e rimessi in discussione a seconda del ragazzo, della situazione, del bisogno specifico. Per ottenere dei risultati efficaci ci sono dei tempi da rispettare e non sono solo i suoi, ma soprattutto quelli del ragazzo.
Il tutor dell’apprendimento non ha dei super poteri, non esiste la soluzione perfetta o il metodo di studio ideale. Il suo compito non è risolvere i problemi o le difficoltà di tuo figlio, ma quello di accompagnare il ragazzo a conoscere le sue abilità e i suoi limiti e imparare come gestirli e superarli in autonomia, sa riconoscere i limiti è il primo passo necessario che può fare il ragazzo per potersi migliorare.
Quali sono le qualità del tutor?
- conosce i processi legati all’apprendimento e le teorie a riguardo, si è formato su questo e ha imparato a riflettere sul loro funzionamento;
- è creativo: non propone a tutti la stessa cosa e non si stanca mai di inventare nuove soluzioni;
- ha voglia di mettersi in discussione, si forma, si aggiorna e si confronta con altri professionisti;
- conosce i suoi limiti, sa fino a che punto è competente e quando è il caso di fare un invio ad altri professionisti, sa creare rete per questo scopo;
- sa mettersi in gioco nelle relazioni, instaura relazioni di fiducia con i ragazzi e con i genitori e si pone come punto di riferimento;
- guida il ragazzo all’autonomia celebrando i successi e stimolandolo a superare i suoi limiti, prestando attenzione più al processo che al risultato.
- sa progettare ogni singolo incontro e ha una visione a lungo termine monitorando l’andamento del percorso globale di ogni ragazzo.
In questi anni ho potuto creare tante bellissime relazioni e conoscenze e provare molte soddisfazioni. I ragazzi e le sfide arricchiscono anche di più di tutta la formazione a cui ho partecipato e partecipo. In ogni percorso a crescere non è solo il ragazzo, ma anche io stessa, e credo forse che la maggiore qualità del tutor sia la passione, la dedizione e l’amore per il lavoro che svolge.
Dott.ssa Sonia Sofia